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Quante volte, dopo interminabili dibattiti, si è concluso che per quel personaggio o per quel progetto la semplice parola jazz si rivelava insufficiente in relazione ai complessi significati cui i soggetti di cui sopra facevano riferimento? Ebbene la definizione alternativa risultava inevitabilmente composta da contorti giri di parole al termine dei quali si conveniva sulla necessità di concretizzare una sintesi immediata ed efficace, cioè …… jazz. Tutto questo non solo per affermare che stiamo parlando di un disco di jazz, ma anche per individuare una parola che sintetizzi il principale responsabile di questo CD, ovvero Pasquale Mega. Io credo di averla trovata: gentiluomo. La cosa non riguarda soltanto gli aspetti personali, peraltro non di poco conto, ma specificatamente la direzione musicale e l’essenza poetica. Gentile, gente, gente con cui si fanno progetti o sogni, gente con cui si suona o per cui si suona. Gentile ma non demagogico: all'ascoltatore, ma ancor prima al collega musicista, Mega richiede sensibilità, intelligenza e ampiezza di vedute. Chiede ma non urla. Non ne ha bisogno, almeno per ora, poiché alle sue spalle vi è un cammino di civiltà, di sete di sapere, di potente voglia di sgombrare il campo dai soliti luoghi comuni che vogliono un mezzogiorno immobile e chiuso. La varietà delle trame, ordite con il decisivo apporto di Luigi Giannatempo (altro musicista che ha saputo guardare il mondo senza rinunciare alle sue radici), non risparmia ritmi composti e asimmetrici, poliritmi e polimetrie, cambiamenti di tempo “in corso d'opera”, il tutto però senza isterismi e con la massima naturalezza garantita dall’affidabilità del bassista Pace e del batterista Dambrosio. A prima vista potrebbe apparire scontata la scelta di due gruppi contrastanti; il quintetto jazz con la “front-line” di lusso Tamburini-Girotto da una parte e il classico quartetto d’archi dall’altra. In realtà si tratta di musicisti di grande esperienza e tutt’altro che neofiti dei territori “border-line”; impavidi pirati negli assolo quanto disciplinati marinai al leggio i nostri “buontemponi del jazz”, e per nulla intimiditi i valorosi archi (anzi il giovane Amatulli non si fa pregare affatto e si getta senza esitazioni nella mischia dell’improvvisazione). Rimane un dubbio: che sarà successo il Dieci Giugno per ispirare la composizione omonima? Non lo so, ma anche se lo sapessi non ve lo direi; l’immaginazione al potere è temporaneamente rinviata, però cerchiamo di lasciarle almeno un po’ di spazio. (Bruno Tommaso)
(P) 2008 Dodicilune ED230 8033309692302
Musicisti Pasquale Mega: piano, direction Luigi Giannatempo: arrangements Javier Girotto: soprano/baritone sax Marco Tamburini: trumpet, flugelhorn Vertere String Quartet Camillo Pace: bass Antonio Dambrosio: drums